Rapporto sui giovani e il lavoro: Italia ultima in Europa
Un recente rapporto della Commissione europea sul mercato del lavoro mostra la situazione italiana come a dir poco “critica” circa il tasso di occupazione femminile e la percentuale di abbandono degli studi. Precipitiamo a gran velocità in fondo alla classifica per l’occupazione dei giovani, il lavoro delle donne, l’integrazione degli stranieri.
Nicolas Schmit, Commissario Europeo per il lavoro e i diritti sociali, ha condotto a fondo l’analisi del contesto italiano, evidenziando il rischio sempre più incalzante di povertà e radicalizzazione politica, nonché la nota abitudine clientelare radicalizzata nel nostro Paese.
Gli aspetti più critici ci portano accanto a Polonia e Ungheria per il tasso di occupazione delle donne; alla Romania per la percentuale di abbandono prematuro degli studi; alla Bulgaria riguardo il tasso di coloro che non studiano, né lavorano; alla Grecia ed alla Spagna per il tasso di occupazione; a Cipro per il livello di reddito lordo disponibile pro capite.
In pratica il nostro paese non è tra i primi in classifica in nessuno dei 16 settori presi in considerazione. Si difende soltanto nella lotta alla disoccupazione.
La situazione sociale ed economica degli ultimi 20 anni si è totalmente arenata, ragion per cui si necessita di garantire misure economiche atte a migliorare la competitività del Paese, l’innovazione, ed il rinnovo dell’amministrazione pubblica, che “in molti campi non è da XXI secolo”. A tal proposito, il piano di rilancio presentato dal governo Draghi prevede circa 20 miliardi di euro da dedicare all’istruzione, risorsa, quest’ultima, che Bruxelles vuole venga investita in modo da preparare i giovani italiani alla vita professionale e di carriera.
Smith prosegue affermando che tra il 2003 e il 2019 il debito pubblico è aumentato dal 105% al 134% del Pil e che da anni si registra un attivo del bilancio primario e gli investimenti pubblici sono mancati all’appello. Il Paese presenta due facce: da un lato è dinamico, innovativo, talentuoso; dall’altro una parte della società non ha seguito questa evoluzione.
Difatti, la disoccupazione giovanile è intorno al 30%, ma vi è carenza di manodopera, in quanto vi è un tasso elevato di abbandono scolastico ed in pochi hanno competenze tecniche. Queste vanno approfondite in modo mirato specie in previsione dell’invecchiamento della popolazione.
Il lavoro tecnico o professionale è meno valorizzato a causa dei salari bassi; stessa situazione per gli stagisti, vittime di obsolete forme di nonnismo. Occorre un cambio di pensiero e uscire dall’idea che si trova lavoro perché si conosce lo zio di un amico!
Anche il tasso di occupazione femminile resta piuttosto modesto con 20 punti percentuali inferiore a quello degli uomini, un divario tra i due sessi che è il peggiore d’Europa. Oltretutto mancano asili-nido e istituzioni per la cura dei bambini che siano accessibili e decorosi.
Smith conclude affermando che “è salito il numero di famiglie sull’orlo della povertà” ed aumentano il numero di bambini che partono svantaggiati. L’istruzione non è più valida poiché consente diplomi inutili, ragion per cui è necessario iniziare a perseguire un’adeguata formazione fin dai primi anni di scolarizzazione e ridefinire il contratto sociale, in quanto non integrare le persone nel mondo del lavoro equivale a provocare carenze di manodopera, riduzione della coesione sociale, radicalizzazione politica e culturale.