Il Covid taglia i redditi di avvocati e professionisti tecnici
Secondo il Centro studi dell’associazione delle Casse professionali Adepp, i professionisti che più hanno perso reddito nel 2020, sono stati gli avvocati, seguiti dalle professioni tecniche, non a caso, architetti e ingegneri sono arretrati da 28.381 a 27.425 ovvero il 3,4%, i geometri del 3,8%, mentre un po’ più fortunati sono stati i periti industriali che sfiorano il 6%.
Di fatto queste sono le professioni che, tra chiusure dei tribunali e fermo tecnico dell’edilizia, hanno visto rallentare inevitabilmente il loro lavoro e le loro entrate.
Tra le categorie in forte crescita, vi sono le professioni sanitarie (medici e infermieri, anche se questi ultimi restano comunque sotto i 20mila euro di media), come quelle dei commercialisti, i quali, anch’essi, sembrano determinare i loro buoni risultati dall’emergenza Covid con un incremento pari a +1,9% a 68 mila euro, e dei consulenti del lavoro che grazie al + 3,5% godono di un aumento di 5mila euro in media negli ultimi cinque anni. Due categorie, queste, che hanno lavorato ininterrottamente durante la pandemia, a causa dell’incessante richiesta di cassa integrazione e di bonus.
Forse alla pandemia è dovuta anche la crescita dei veterinari, con un incremento del loro guadagno del 10%, pur restando di poco sopra i 20mila euro dichiarati, a causa delle maggiori adozioni di animali domestici durante il lockdown.
Per il 2021 il centro studi Adepp è ottimista: «Ci si attende una ripresa dei valori anche delle professioni tecniche – si legge in una nota – che dovrebbero aver beneficiato della importante ripresa del settore edilizio per effetto dei diversi bonus riconosciuti».
In assoluto, il record di reddito, escludendo i notai, viene attribuito agli attuari: 87.275, superiore di 6mila euro rispetto al 2019 e addirittura di 12mila rispetto al 2018. In posizione opposta troviamo giornalisti free lance e psicologi, questi ultimi con un reddito 6 volte inferiore a quello massimo degli attuari.
L’indagine dell’Adepp pone l’attenzione sul livello complessivo dei guadagni dichiarati, che risulta ancora estremamente basso, poiché su venti, ben 13 categorie prese in considerazione, si collocano tutt’ora sotto la soglia dei 35mila euro annui.