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Parità di genere sul lavoro

MUNGIELLO AVVOCATI

Parità di genere sul lavoro

Il decreto del 29 aprile 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 1° luglio, ha reso operativa la cosiddetta “certificazione di parità” rivolta agli studi legali esperti in diritto del lavoro i quali a loro volta, possono aprire la strada ad un nuovo fronte di consulenza, in special modo con le aziende e con gli enti certificatori, che già si avvalgono al loro interno di avvocati esperti giuslavoristi.

Tale certificazione di parità è stata prevista dalla legge 162 del 2021 e conseguentemente inserita nel Codice delle pari opportunità (decreto legislativo 198 del 2006), collegandola anche a misure premiali per le imprese. Con il decreto del 29 aprile 2022, oltre all’attuazione delle norme, sono stati stabiliti i parametri in base ai quali le aziende potranno avere la certificazione, sulla base delle indicazioni della prassi Uni 125:2022. L’Italia, a tal proposito, pur partendo da una posizione svantaggiata, si è attivata ai massimi livelli, ottenendo l’inserimento della certificazione nel PNRR (PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA), all’interno della Missione 5 di coesione e inclusione, politiche per il lavoro.

Intervenire sul gender gap (DIVARIO DI GENERE TRA I SESSI), comporta per le imprese il consenso alle stesse opportunità per le donne, quali opportunità di carriera, parità salariale, uguaglianza nelle mansioni, tutela della maternità e gestione delle differenze di genere. Tuttavia, questi temi richiedono la consulenza di studi legali esperti nel settore; difatti, le linee guida Uni, stabiliscono che nel gruppo di verifica per la procedura di certificazione, sia presente un avvocato giuslavorista o altro professionista che dimostri esperienza nel settore.

Tatiana Biagioni, presidente dell’Agi, l’Associazione degli avvocati giuslavoristi italiani, ritiene si tratti di un progetto che mira alla costruzione di un mondo del lavoro “normale”. «C’è stata la volontà di rendere scientifica la valutazione della certificazione – afferma– di legarla a dei Kpi (key performance indicator, ndr) specifici, con macro aree e la giusta distinzione tra piccole e grandi aziende. È un meccanismo complesso che richiederà l’apporto di noi giuslavoristi, perchè il lavoro è un tema centrale quando si parla di discriminazione».

Diversi studi legali hanno cercato di sensibilizzare professionisti e aziende, attenzionandoli il più possibile su questo argomento, poichè in diversi casi, sussiste ancora il problema culturale che genera ritrosie e che necessita di tempo per poterlo modificare. Il sistema premiale potrebbe certamente avvalorare tale cambiamento.    

Dunque, la certificazione potrebbe rappresentare un vero e proprio cambio di passo sul gender gap. La presidente Biagioni aggiunge: “Porta con sé una maggiore attenzione a questi temi in generale. Spero che si continui sulla linea della premialità e della trasparenza, perché l’effettiva presenza di politiche di parità all’interno delle aziende potrebbe contribuire a cambiare prima tutto culturalmente il nostro Paese”.

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