Formazione e competenze: sfida per migliorare mercato del lavoro
Competenze e strategie per la ripartenza. Questo il titolo della dodicesima edizione del Festival del lavoro che si è svolto mercoledì 27 e giovedì 28 interamente online (www.festivaldellavoro.it), per la seconda dopo il 2020, causa emergenza Covid-19. Un’edizione che ha guardato al futuro con cinque parole chiave: competenze, formazione, tecnologia, accelerazione, trasformazione. «Le competenze saranno centrali – afferma Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro – perché non torneremo alla situazione precedente la pandemia e dobbiamo guardare alle sollecitazioni e anche alle provocazioni che questo periodo ci ha offerto, in tema ad esempio di organizzazione del lavoro».
Sul collegamento tra scuola e lavoro e poi sulla riqualificazione dei lavoratori che perdono l’impiego l’Italia non brilla, con politiche del lavoro sbilanciate su quelle passive. «Occorre invertire la rotta – afferma Calderone – strutturando un’offerta formativa e di lavoro rispondente a quelle che sono le sfide che ci attendono. Nel recovery plan ci sono 600 milioni di euro destinati ai servizi per l’impiego in cui serve maggiore integrazione tra pubblico e privato, altrimenti i 600 milioni non bastano. Quattro miliardi sono destinati alle politiche del lavoro e il tema della formazione è strategico. Il punto di attenzione va spostato sull’occupabilità delle persone invece che sul posto di lavoro». Quindi formazione, investendo molto su quella tecnico-specialistica e, per quanto riguarda le lauree abilitanti per l’accesso diretto alle professioni, «valutare quali percorsi, concordati con gli Ordini, consentano di collegare la formazione tecnico specialistica fornita da quest’ultimi con quella universitaria».
Dal Governo, di cui numerosi rappresentanti sono stati ospiti al Festival, dopo gli interventi quasi obbligati e in continuità con l’esecutivo precedente per la gestione dell’emergenza, ci si aspetta che venga individuato «il momento in cui si passerà a un ritorno graduale alla normalità» affrontando due temi importanti: la riforma del sistema previdenziale per gestire la conclusione di Quota 100 e l’universalità degli ammortizzatori sociali. «Universalità perché va ampliata la platea dei soggetti che ne fruiscono: oltre ai dipendenti occorre pensare agli autonomi e anche ai professionisti iscritti alle Casse di previdenza privatizzate, il cui ruolo nel welfare va sviluppato e incentivato per supportare una categoria di lavoratori fortemente penalizzata dalla crisi». Più in generale sul lavoro autonomo, secondo un’indagine dei consulenti, del milione di persone che teme di perdere l’impiego nel 2021, il 40% non svolge attività subordinata.